Come scrive nella prefazione Alberto Vitali, che dall’Italia segue e accompagna da anni l’azione di Ramazzini, di lui «si può dire quanto vale per altri grandi vescovi latinoamericani: lo si può intendere solo a condizione di non estrapolarne la figura dalla situazione concreta del suo popolo». L’essenza del ministero di don Álvaro sta in una confessione: «Ho iniziato a sentire nel cuore il dolore delle famiglie, dei loro problemi, dei bambini che tagliano il caffè sotto la pioggia». Sentire il dolore, penetrarlo per portarvi dentro una goccia di speranza, anche ora nella diocesi di Huehuetenango. Esponente della Commissione che ha redatto gli accordi di pace del 1996, in prima linea per la difesa dei migranti come presidente della Pastorale della mobilità della Conferenza episcopale, voce instancabile contro il narcotraffico e le multinazionali minerarie che devastano il territorio, sono tantissime le vicende che l’hanno visto protagonista. Ramazzini non si tira mai indietro quando si tratta di testimoniare la "Buona Novella". E di proteggere i troppi dimenticati del Guatemala che la Chiesa gli ha affidato. Le costanti minacce di morte, i lunghi anni sotto scorta, i complotti per ucciderlo, le false notizie diffuse per screditarlo non l’hanno mai fatto arretrare di un passo. Don Álvaro continua a camminare. Fedele al sogno affermato nella sua prima omelia a Huehuetenango: «Che nessuno sia lasciato indietro, che tutti andiamo avanti come un popolo che vuole veramente un avvenire differente per la generazione futura»
Lucia Capuzzi, Avvenire, 28/09/2013
D.Sangalli-A.Corradi
IN CAMMINO CON I MIEI POVERI. Monsignor Ramazzini: un vescovo in Guatemala
Paoline. Pagine 172. Euro 12,50